Benvenuti nel viaggio di Anna, un viaggio che comincia
con uno squarcio nel ritmo dei giorni, nel dolore, nell’oscurità, nel silenzio.
Conduce verso un blu rinfrescante e un rosso che
riscalda, verso un bianco che è luce, riverbero di sole sulle onde, bagliore
che filtra da uno spiraglio in una stanza buia e guida i passi.
I dodici dipinti, alternati a due brani di prosa e ad
alcuni componimenti in versi, raccolti nel presente libro, sono le tappe di
questo cammino.
Attraverso i due poli di un’espressività visionaria ed
estatica, una pittura che sbriciola la rappresentazione in trame di colore e
una scrittura che ricompone l’immagine in metafore in cui si entra all’istante,
l’artista racconta l’esperienza del difficile superamento di un lutto che
diventa occasione per una riflessione su di sé, per toccare in profondità il
cuore dell’esistenza e acquisirne piena consapevolezza.
Ecco allora che la vicenda privata diventa discorso
universale sui passaggi della vita, sulla morte e la nascita.
Tanto nei racconti quanto nei versi, la scrittura di
Anna è semplice e diretta nel lessico e nella sintassi.
Con parole quotidiane, familiari, di presa immediata
sul lettore, i suoi componimenti poetici hanno il sapore di stornelli popolari
e le prose possiedono l’incanto delle fiabe.
Pur non rispondendo a una precisa scansione metrica, i
brevi versicoli, con facili rime alternate, racchiudono la musicalità delle
filastrocche, sono orecchiabili e coinvolgono il lettore con esclamazioni e
personificazioni di termini comuni scritti con l’iniziale maiuscola.
“…E’ Acqua/di sorgente/che sgorga/lentamente/…e nutre
/la Natura/per darle/Vita pura/…finisce/dentro il Mare/per poi/ricominciare.”
E Anna diventa acqua nella prosa poetica “Perdono”,
narrazione di una metamorfosi che avviene imparando l’arte del “perdonare”, il
verbo che cancella ogni tensione, che significa accogliere con serenità tutto
ciò che è stato, che è, che sarà.
E sarà acqua anche nella favola “La Tigre Bianca”,
storia di una fuga dalla cattività per tornare a correre libera.
Come l’acqua, appunto.
Nella metafora del ciclo dell’acqua, pertanto, si
integrano tutti i temi presenti nella poetica dell’autrice, la tensione verso
una dimensione metafisica e spirituale, l’amore come forza ancestrale
generatrice della vita, la pace come equilibrio, raggiungimento del “sé”.
E questo è il “sé” di junghiana memoria, luogo ove
tutti i contrasti, i conflitti che
compongono la personalità del soggetto sono sintonizzati in un’armonia in cui i
contenuti dell’inconscio e le pressioni del mondo esterno sono integrati nella
coscienza così da arrivare all’espressione pacificata, più vera di se stessi.
Elena Carrea